Una sorpresa straordinaria, il libro che ho iniziato a leggere, “Per violino solo” di Aldo Zargani, ricordi e annotazioni colmi di commozione, una poesia talmente struggente da mettere i brividi.
L’infanzia di tutti è una specie di cannocchiale collegato a un microscopio, ma il mio strumento esplora la notte della Shoà, lo sterminio hitleriano, la catastrofe di quando ero bambino, i tempi lontani in cui si perse nel nulla e senza motivo l’esistenza di tante persone.
L’autore rievoca all’ inizio del libro gli anni tormentati e incantati di quando, bambino, vive gli anni precedenti la Seconda guerra mondiale assieme ai genitori e al fratellino Roberto. Come si può riassumere tutto di questo libro bellissimo? Mi limiterò, come faccio sempre, a tenere per me alcuni punti che mi sembrano particolarmente belli o significativi e che non possono essere dimenticati una volta che, terminata la lettura, riporrò il libro nella biblioteca.
Immagini del Wettstein Brücke, il ponte sul fiume Reno, nella città di Basilea. L’autore, ormai adulto, rivede i genitori quando si sono recati nella città svizzera (dove il padre sperava di avere il posto di insegnante di viola al Conservatorio) assieme ai due bambini, di 5 e 6 anni… “Siete svaniti, però, non appena vi ho chiamato, portati via dal vento profumato di terra e neve bagnata dalle Alpi.”
E dunque, il padre del piccolo Aldo, musicista, tenta, inutilmente, nel 1939, di essere ammesso al Conservatorio della città di Basilea. Gli ultimi concerti col suo strumento, la viola, li tiene, qualche anno più tardi, nella palestra della scuola ebraica “Colonna e Finzi” a Torino.
Wettstein Brücke nel 1920, Basilea
Statue art-déco sul Wettstein Brücke
Poi la famiglia si rifugia in montagna. Quando passa con le sue mucche, Giuseppe, il pastore, regala ogni volta un secchio di latte. In cambio chiede una preghiera al loro Dio per il figlio Walter che è nella Resistenza e di cui non ha notizie.
Si sarebbe dovuta a questo punto recitare una berachah, cioè una fra le tante benedizioni che il giudaismo impone di rivolgere a Dio per ringraziarLo in ogni occasione, il pane, il vino, la frutta che si mangia la prima volta nell’ anno, il tuono, il fulmine, i bambini, l’essere maschio, l’essere femmina, il levar del giorno, il calar del sole, il fiume, il mare, la terra, il vento…Ma noi non la conoscevamo, quella che gli ebrei affamati devono recitare quando un pastore offre latte per salvare, mediante la carità cristiana, il figlio spavaldo.
A metà marzo del 1945, ascoltano alla radio, la notizia della liberazione delle città, Vercelli, Novara, Torino…
“È finita” esclamava il papà “sì, è davvero finita, Aldino, ma gli ultimi giorni sono i più pericolosi, sappilo, non bisogna morire per ultimi”; lo stesso pensiero del 1918, dei soldati coperti di fango, correva nelle menti di ogni vincitore e di ogni vinto da Berlino a Milano: “non sarò io l’ultimo a morire”.
E intanto nella pianura strisciavano verso confini quasi irraggiungibili le colonne tedesche che si ritiravano come serpenti disperati.
Tedeschi in fuga
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Aldo Zargani, Per violino solo. La mia infanzia nell’Aldiqua, 1938-1945
Per me è una scoperta: vicende, personaggi di cui non avevo mai sentito parlare. Ed è veramente un libro bellissimo. Scusa il ritardo nel rispondere, non mi ero resa conto di non aver approvato il tuo commento.
L’ho letto diversi anni fa: molto bello.