A termine di Shabbàt, la sera, a turno, la casa diventava un ritrovo. Uomini e donne, dai volti scavati, cadaveri lisciati a festa per il funerale, sedevano attorno a un tavolo. Tutti fumavano, tutti accendevano con il mozzicone la sigaretta successiva. Una nebbia stordiva i bambini. Gli adulti vuotavano bicchieri di whisky o di rum. Le risate, poche, solo isteriche. In apparenza poker. Confabulavano tra di loro. Forse si liberavano dell’indicibile.
Scelgo quasi a caso dei piccoli brani da conservare nella mia raccolta, da “La valigia quasi vuota”, che avevo già letto e che ho ripreso dallo scaffale, riscoprendo, pagina per pagina, un libro bellissimo, emozionante, contenente sia i ricordi d’infanzia di Haim Baharier sia riferimenti continui alla storia del suo popolo.
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Haim Baharier, La valigia quasi vuota