The rats are underneath the pile.
The jew is underneath the lot.
Money in furs.
Sono versi (li leggo nel libro di Daniel Jonah Goldhagen, The devil that never dies) del poeta Thomas Stearns Eliot, americano, laureato ad Harvard nel 1906, autore del poema The Waste Land e considerato uno dei maggiori poeti del XX secolo.
Sensibile alla poesia di Dante, originale nella sua concezione della poesia che doveva essere, se correttamente ricordo, ideale fusione di intelletto ed emozione, fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1948.
Dell’antisemitismo di Voltaire avevo già saputo, rimanendo stupita e quasi incredula; ma il libro di Daniel Goldhagen mi svela ancora la posizione ostile (insospettata da parte mia) di molti altri personaggi famosi, nei confronti degli ebrei.
Thomas Stearns Eliot
Faccio qualche rapida ricerca e scopro che Thomas S. Eliot manifesta il suo sentimento antisemita e i suoi pregiudizi nei confronti anche dei neri nel primo volume delle sue lettere pubblicato nel 1988.
Nel secondo volume in cui sono raccolte le lettere dal 1923-1925, in particolare, si trova una lettera in cui lo scrittore, rivolto al critico Herbert Read, allude all’ “istinto distruttivo di quella gente”. In un’altra, indirizzata al direttore del Daily Mail si legge la sua approvazione per il sostegno dato rivoluzione fascista in Italia.
E ancora, in una lettera al suo mecenate americano John Quinn, Eliot dice di averne abbastanza di lavorare con editori ebrei. E sua madre ribadisce in una lettera scritta al figlio di nutrire «un’istintiva antipatia per gli ebrei, come per certi animali». Mostruoso.
Tornando al libro di Goldhagen, l’autore afferma che Eliot descrive gli ebrei come causa di decadenza.
My house is a decayed house,
And the jew squats on the window sill..
E scrive ancora Goldhagen:
In a private letter, Eliot elaborates his antisemitic stance: “ The population (of a community) should be homogeneos… Reasons of race and religion combine to make any large number of free-thinking Jews undesirable…And the spirit of excessive tolerance is to be deprecated”.
E questo, ho scoperto, è quello che ha scritto un Nobel per la letteratura.
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Daniel Jonah Goldhagen, The devil that never dies