Non riesco a leggere rapidamente talmente affascinante, nella “La storia degli ebrei” di Paul Johnson, è il racconto delle origini, con Abramo e Sichem, e, soprattutto, la descrizione degli habiru, il misterioso popolo formato da uomini che si spostano dalla Mesopotamia verso il Mediterraneo ma non fanno parte dei beduini o degli abitanti del deserto.
Alla fine del terzo millennio a.C. gruppi di invasori, che parlano lingue semitiche (tra queste vi è l’ebraico) e provengono dall’Oriente, creano gravi disordini in Egitto e saccheggiano e distruggono città come Ugarit, Byblos, Megiddo. Emerge, tra questi, un gruppo di uomini che si distinguono per la loro cultura superiore e per il fatto che, spostandosi da un posto all’altro, non sono tuttavia assimilabili alle altre tribù, le quali si muovono con regolarità assieme alle greggi seguendo i cicli delle stagioni. Questi uomini vengono chiamati con il termine dispregiativo di ‘habiru’ e sono ricordati sulle tavolette e nelle iscrizioni mesopotamiche con l’ideogramma Sa.Gaz.
Ideogrammi
Le autorità egiziane, che sanno bene come rapportarsi con gli altri nomadi, sono irritate da questi habiru, non facili da capire, da classificare.
Ogni gruppo di habiru aveva uno sceicco o capo di guerra che, se necessario, poteva sferrare un attacco contando fino a duemila seguaci. Quando avevano la possibilità di insediarsi e costruire, il loro capo si proclamava re e si aggregavano al re della regione. A parte l’Egitto, dove vigeva un’autocrazia centralizzata di un’antichità che si perdeva nella notte dei tempi perfino nel XIX secolo a.C., nessun re poteva considerarsi potente basandosi esclusivamente sulle proprie forze. Hammurabi di Babilonia aveva sempre dieci o quindici re al seguito.
Abramo è il capo di un gruppo di questi habiru. È un uomo ricco possedendo ben trecento diciotto servitori e ha rapporti con le autorità egiziane.
E quando gli israeliti si trasferiranno in Egitto, molti habiru rimarrano nella terra di Canaan. Si sa che un certo Labaya è a capo di un piccolo regno nella città di Sichem, vicino alla moderna Nablus. I suoi figli ereditano quelle terre e gli israeliti-ebrei continuano a vivere a Sichem per tutto il periodo in cui i loro fratelli rimangono schiavi in Egitto.
Gli israeliti in Egitto seppero sempre che avevano una patria alla quale ritornare, dove una parte della popolazione era loro naturale alleata; e questa quinta colonna all’ interno della regione, a sua volta, rendeva il tentativo di impadronirsi di Canaan da parte di una banda errabonda un’avventura meno disperata.
Sichem, presso l’odierna Nablus
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Paul Johnson, Storia degli ebrei (titolo originale: A History of the Jews)