Ho provato a leggere in palestra, precisamente su una pedana vibrante, l’unico posto dove potessi appoggiare il libro, ma le sottolineature erano come le onde in un mare tempestoso.
Ho desistito e andrò come al solito a rilento nella lettura di ‘La casa di via Garibaldi’ causa tempo sempre tiranno.
Ma il libro è appassionante come un thriller e rappresenta un piccolo passo in avanti nella conoscenza della realtà di Israele.
Dalla copertina:
In una casa di via Garibaldi, alla periferia di Buenos Aires, verso la fine degli anni Cinquanta abitava con la sua famiglia un grigio e stempiato signore di nome Ricardo Klement. Conduceva una vita metodica e ineccepibile: ogni sera rientrava dal lavoro col 203 delle 19,40, percorrendo a passo lento i cento metri che separavano la fermata dell’autobus dalla sua casa. Non c’ era nulla nella sua condotta che potesse dare nell’ occhio…..
Dall’ identificazione al macchinoso pedinamento, fino al rapimento e al trasporto di Eichmann travestito da membro dell’ equipaggio su un volo”diplomatico”, ‘La casa di via Garibaldi’ è un racconto dalla suspense quasi insostenibile. Un’ operazione difficilissima –vera anche se degna della fantasia di un Le Carré- freddamente raccontata come in un rapporto di servizio. Mai un thriller si è identificato, come questo resoconto, con un momento tra i più significativi della storia tragica del nostro secolo.
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Isser Harel, La casa di via Garibaldi
Isser Harel, La casa di via Garibaldi